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IL PARCHEGGIO VERDE – un nuovo soggetto urbanistico

IL PARCHEGGIO VERDE – un nuovo soggetto urbanistico

Il Parcheggio Verde (4)
Nicola Noè, Roberto Passini, con il contributo di Urbanstudio
www.urbanstudio.it

Il concetto di grandi spazi dedicati al parcheggio è relativamente recente perché legato all’invenzione dell’automobile da parte dell’uomo. A partire dalla fine del XIX secolo, quando l’autovettura cominciò a distinguersi dagli altri mezzi di trasporto ed acquisire un suo mercato e una sua diffusione, emerse la necessità di individuare spazi dedicati alla sosta. La stessa tecnica di costruzione delle strade venne modificata, avendo l’automobile particolari necessità riguardo alla tipologia del fondo stradale sul quale poter circolare. Prima di allora la mobilità era concepita in modo differente, fortemente legata all’utilizzo del bestiame da soma e da tiro. Questo cambiamento epocale è coinciso con una continua e intensa espansione dell’urbanizzato, a scapito del paesaggio agro-forestale, fenomeno connesso all’inesorabile affermazione del mondo industriale su quello agricolo.
Le frenetiche e nevrotiche esigenze dell’uomo-automobilista hanno influenzato l’organizzazione degli spazi nelle realtà sia urbane che extraurbane; la capillare diffusione del mezzo autovettura infatti ha amplificato il fenomeno “aree di parcheggio”, che ora interessa sempre maggiori superfici, con tutti i problemi che ne conseguono, soprattutto nei territori più densamente popolati. Basti pensare che, come evidenziato da uno studio ISTAT, nelle tre principali città italiane (Roma, Milano e Napoli) sono presenti circa 30 posti auto ogni mille autovetture circolanti e che per ogni un posto auto è mediamente necessaria una superficie in totale di circa 15 m2. Si parla infatti di migliaia di metri quadrati di suolo che vengono investiti in parcheggi sottratti all’utilizzo agro-forestale e che sono spesso destinati a fenomeni di erosione e di totale impermeabilizzazione.
La realtà dei parcheggi esistenti è infatti spesso fatta di grandi gettate di asfalto, all’interno delle quali la suddivisione dei posti auto viene realizzata tracciando linee con vernici di vario colore. Nei casi migliori si osservano zone di sosta realizzate con la tecnica del “prato armato” e qualche albero piantato dove lo spazio lo consente.
Ai progettisti dei nostri giorni, quelli del protocollo di Kyoto, non è più concesso non affrontare in modo non organico le problematiche ambientali legate ai parcheggi. La richiesta di spazi dedicati alla sosta delle auto deve perciò essere soddisfatta concependo il parcheggio in modo diverso, introducendo all’interno dello stesso nuove componenti, che lo rendano più piacevole alla vista e più compatibile con l’ambiente..

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Perché il parcheggio verde
In sede di progetto di un parcheggio si discute degli aspetti urbanistici e di funzionalità veicolare e tutt’al più su come, dove e in che quantità inserire eventuali elementi del verde: qualche aiuola, prato, bassi cespugli e per gli urbanisti più illuminati alberi, inerbimento degli stalli, verde pensile e verticale, ma ancora non basta. La svolta si compie solo se si passa dal “parcheggio inverdito” a un nuovo soggetto urbanistico: il “parcheggio verde”.
Per fare ciò, per prima cosa si devono considerare le aree per la sosta delle autovetture come consistenti porzioni di spazi aperti, sia a uso pubblico che privato, che vengono sottratte alle superficie libere. In tal senso si deve affrontare la trasformazione da terreno a parcheggio in modo organico, dalla progettazione, alla costruzione, alla gestione, prestando attenzione sia al soprassuolo che al sottosuolo, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità ambientale dell’intervento nella sua globalità.
Ecco quindi che il “parcheggio verde” supera la semplice trasformazione di porzioni di suolo e superfici in spazi per la rimessa dei veicoli, per proporre aree con un intrinseco valore paesaggistico e ambientale, espressione di una multifunzionalità che è occasione per creare al proprio interno aree gioco per bambini, aree di attesa e di riposo, aree cani dedicate. Il risultato è quello di favorire la permanenza delle persone per un periodo ben più lungo di quello normalmente previsto; l’uomo scende dall’auto e rientra nel mondo delle piante e della natura.
Per attuare ciò, le amministrazioni locali devono considerare il “parcheggio verde” quale unica modalità di realizzazione di parcheggi all’aperto, aggiornando gli appropriati strumenti urbanistici e di progetto. Il “parcheggio verde” deve quindi rientrare per esempio nel Piano urbano del traffico e dei parcheggi e nel Programma urbano mobilità, che hanno la funzione di delineare le linee guida per una gestione virtuosa e funzionale del traffico veicolare, con tutte le sue implicazioni, come deve essere oggetto di norme prescrittive nel Regolamento edilizio e nel Regolamento del verde. Questi documenti programmatici e urbanistici devono perciò da una parte adottare il “parcheggio verde” come unica modalità per la realizzazione delle aree di sosta, e al tempo stesso individuare gli elementi urbanistici, paesaggistici e architettonici che definiscono il “parcheggio verde” con indicazioni sulla quantità e qualità di vegetazione da piantare e sulle caratteristiche del sottosuolo.

Il Parcheggio Verde (8)

Albiate: il laboratorio di sperimentazione
Il Comune di Albiate, nella Brianza lombarda, che comprende porzioni di Parco della Valle del Lambro, grandi parchi pubblici e privati, vaste aree agricole e al tempo stesso uno strutturato e consistente nucleo urbano e che aderisce al progetto “Città Sane”, si è presentato come un caso ideale di studio. La disponibilità dell’amministrazione comunale ha permesso di valutare l’inserimento della proposta del “parcheggio verde” nello strumento più importante di pianificazione territoriale attualmente a disposizione: il Piano di governo del territorio (PGT). Nello studio di casi di nuova progettazione, nella valutazione dei parcheggi realizzati in passato rispetto agli standard di “parcheggio verde”, nell’analisi delle possibilità di riqualificazione delle aree di sosta esistenti, sono stati utilizzati i parametri indicati in questo lavoro.
L’obiettivo è di inserire all’interno degli strumenti urbanistici le linee guida per la corretta progettazione del Parcheggio Verde, al fine di apportare i vantaggi ambientali e di qualità della vita già menzionati. La quantità e la tipologia di piante indicate sul Regolamento del Verde dovrebbero, ad esempio, dare indicazioni sulla quantità di CO2 assorbita a seconda della specie, come sulla quantità di ombra potenzialmente producibile; allo stesso modo una precisa quantificazione delle superfici permeabili darebbe garanzie in termini di una migliore gestione delle acque meteoriche. Il tutto verrebbe calcolato riportando precisi indici prestazionali, che avrebbero lo stesso valore di altri indici abitualmente usati in ambito urbanistico, come l’indice di fabbricabilità. Allo stesso modo l’area parcheggio verrebbe identificata come una superficie multifunzionale, che potrebbe essere potenzialmente connessa con la restante “rete verde” del territorio comunale. Per questa ragione sul Piano Urbano del Traffico si potrebbero evidenziare non solo le generiche aree parcheggio e tutte le vie di accesso alle stesse in relazione all’articolazione della rete viaria, ma anche delle sorte di greenways che integrino il parcheggio verde all’interno delle superfici di verde comunale effettivamente fruibile.
In questa sede viene proposto il progetto di riqualificazione del parcheggio del Comune (vedi disegno e box).

Il Parcheggio Verde (2)

La componente vegetazionale
La componente vegetazionale del parcheggio verde deve essere valutata in relazione a tutti gli elementi che costituiscono l’area oggetto di intervento, quali gli stalli di sosta, i corselli e le rampe di accesso, il sottosuolo, sia esso drenante che su soletta, gli arredi, le aiuole ecc.
La componente vegetazionale deve prevedere la copertura erbacea, arborea e arbustiva. Solo in presenza di una consistente e qualificata presenza di alberi emerge chiaramente la differenza rispetto alla norma della maggior parte dei parcheggi finora realizzati, consentendo, attraverso opportune scelte di specie e di organizzazione degli spazi, un corretto inserimento paesaggistico con il contesto circostante e con il territorio.

Il Parcheggio Verde (6)

La componente erbacea
Le piante erbacee sono l’elemento base del parcheggio verde, devono costituire una matrice verde che permea l’intera area di intervento e ne connette le diverse parti. Grandi le potenzialità delle coperture erbacee: pronto effetto, elevato coefficiente di evapotraspirazione per il controllo microclimatico, ottimo risultato ornamentale, capacità di crescere in pochi centimetri di suolo e su pareti verticali e quindi risolvere le situazioni più critiche come parcheggi su soletta.
Inoltre le coperture erbacee in associazione con specifiche soluzioni costruttive sono in grado di rinverdire e valorizzare anche le superfici parcabili e carrabili del parcheggio: stalli e corselli. Esistono sostanzialmente due alternative all’asfaltatura o all’utilizzo di altre superfici dure e sono gli autobloccanti alveolati e le griglie, con una infinità di variazioni tecniche sul tema.
Una delle soluzioni maggiormente utilizzate prevede il ricorso all’autobloccante in cemento; la funzione drenante in questo caso viene garantita da un sottostante multistrato di ghiaia a diversa granulometria, che a sua volta poggia direttamente sul sottofondo stradale. Le fessure create dall’autobloccante vengono riempite con sabbia e terra per fornire un’adeguata quantità di substrato di crescita per il materiale di propagazione del tappeto erboso. I risultati ottenuti con questa tecnica sono molto vari e dipendono spesso dal tipo di autobloccante utilizzato.
Le geometrie in superficie possono infatti essere molto diverse variando dalla semplice griglia, alle lastre rettangolari di cemento opportunamente distanziate per garantire l’attecchimento della vegetazione; questi aspetti influenzano la quantità di terreno a disposizione delle piante erbacee, nonché la diversa distribuzione del carico causato dal passaggio delle auto. Per ottenere il migliore risultato è importante far seguire ai lavori di costruzione del fondo interventi di manutenzione mirati, soprattutto nelle fasi immediatamente successive alla semina, quando è maggiore la vulnerabilità del prato. L’autobloccante offre comunque, a prescindere dalla consistenza della copertura verde, migliori prestazioni in termini di mitigazione termica rispetto all’asfalto.
Altre soluzioni tecniche prevedono l’utilizzo di maglie o generici supporti di plastica, da scegliersi tra quelli prodotti con materiale riciclato da rifiuti solidi urbani, che consentono di assicurare la capacità portante del fondo e di permettere allo stesso tempo la crescita del manto erboso. Le variabili anche in questo caso sono molte e dipendono dalla procedura di posa del grigliato di plastica, rispetto agli altri strati. Esistono prodotti generalmente costituiti da pannelli alveolari a incastro che vengono posati direttamente sullo strato drenante in ghiaia, e i cui alveoli vengono poi riempiti con il substrato di crescita del tappeto erboso. In alternativa, è possibile trovare in commercio griglie che vengono posate sopra il tappeto erboso già formato; in questo caso si deve ottenere in primis un prato ben sviluppato, sul quale successivamente si posano le lastre di grigliato, che hanno come unico scopo quello di aumentare la capacità portante del fondo stradale, senza però inibire le potenzialità di crescita della componente erbacea.

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La componente arbustiva
Alfine di ottenere parcheggi multifunzionali si deve iniziare a concepire tali aree come attive sotto diversi punti di vista. Uno degli aspetti più importanti di uno spazio dedicato alla rimessa delle auto è senza dubbio la separazione degli stalli, fino a oggi realizzata con il solo obiettivo di massimizzare il numero dei veicoli potenzialmente parcabili. La divisione degli spazi può, viceversa, essere ricercata in modo originale e alternativo attraverso un utilizzo mirato della vegetazione arbustiva. L’utilizzo di specie non eccessivamente vigorose dal punto di vista vegetativo e che ben sopportano gli interventi di potatura, può consentire di individuare le aree di sosta dei veicoli in modo molto più naturale e piacevole di quanto non venga fatto nella maggior parte delle aree parcheggio. Forse troppo oneroso prevedere confini verdi per ogni singola autovettura, è altresì ipotizzabile di organizzare le aree di sosta degli autoveicoli a piccoli gruppi, creando delle sorte di isole, caratterizzate da “barriere” perimetrali fatte di vegetazione arbustiva. In questo modo si otterrebbe l’effetto voluto rinunciando solo a una piccola parte di posti auto. Riguardo alla scelta delle essenze, si può fare riferimento ai sempreverdi ampiamente utilizzati nell’arte topiaria e peraltro tipici del giardino all’italiana, come Buxus sempervirens o Buxus rotundifolia, oppure a tutte quelle specie di introduzione relativamente più recente, come Lonicera nitida o Euonymus sp. ecc. Inoltre la scelta della vegetazione può essere fatta in funzione delle colorazioni e dei profumi. La selezione di opportune selezioni caratterizzate da particolari fragranze può creare un contrasto che tenda, per quanto possibile, a restituire all’ambiente circostante una dimensione più naturale.

Il Parcheggio Verde

Tabella 1 – Elenco esemplificativo di arbusti idonei per i parcheggi verdi

Specie arbustiva Dimensioni in forma libera Note
Euonymus japonicus (*) altezza 3 m, diametro 1,5-2 m Specie sempreverde resistente all’inquinamento, rustico, di rapida crescita
Buxus sempervirens o rotundifolia altezza 3-4 m, diametro 2-3 m Classica essenza usata nell’arte topiaria, sopporta bene interventi di potatura. Areale di diffusione Europa, Asia occidentale, Africa settentrionale
Lonicera nitida (*) altezza 1,5 m, diametro 1,5 m Tappezzante sempreverde che mantiene un aspetto omogeneo tutto l’arco dell’anno, si adatta bene all’ambiente urbano; 15-20 cm di accrescimento annuo
Photinia x fraseri “Red Robin” (*) altezza 3 m, diametro 1,5 m Sempreverde dall’apprezzabile colorazione a elevata capacità di adattamento, molto rustica. Da considerare con misura perché ad oggi è inflazionato il suo utilizzo
Carpinus betulus Governato a siepe, altrimenti albero di II grandezza Specie arborea ma con buona capacità a sostenere gli interventi di potatura, tale da consentire di poterla utilizzare per la formazione di siepi. Pianta autoctona, dall’ottimo vigore vegetativo e già ampiamente usata in ambito urbano; caducifoglia
Viburnum tinus altezza 2,5 m, diametro 1,5 m Arbusto sempreverde della regione mediterranea, ottimo per formare siepi, facile da coltivare, prospera bene anche in piena ombra

(*) Specie alloctone.

Il Parcheggio Verde (7)

La componente arborea
L’albero è un elemento fondamentale del parcheggio verde. Innanzitutto influisce in modo determinante sull’architettura verticale del parcheggio e il suo posizionamento e la scelta della specie hanno importanti conseguenze sia sul piano paesaggistico che su quello funzionale. Le specie vanno quindi ricercate tra quelle coerenti con il contesto ecologico e naturalistico circostante e allo stesso tempo devono essere in grado di garantire elevati livelli di ombreggiamento delle autovetture, esigenza particolarmente sentita nella stagione estiva. Individuata la specie è poi fondamentale studiare la disposizione degli esemplari arborei per determinare una corretta disponibilità di zone d’ombra sull’intera superficie considerata. A cascata anche la scelta e la disposizione dell’illuminazione artificiale del parcheggio dovrà essere effettuata in modo armonico con quella degli esemplari arborei; la finalità è di assicurare sufficiente luce alle aree sosta nelle ore notturne senza che gli elementi arborei vadano ad ostacolare la capacità illuminante delle lampade.
Per la progettazione del parcheggio verde si propone il rapporto di 1 albero ogni 5 posti auto in linea; se gli stalli sono contrapposti ovviamente lo stesso albero servirà 10 posti auto. È questo un indice di semplice utilizzo, ma che da solo non è sufficiente ad assicurare il risultato. L’efficienza microclimatica dipende infatti dalla forma della chioma degli alberi, dalla dimensione a maturità dell’albero (classe dimensionale) e dalla distribuzione nel parcheggio. Le soluzioni sono perciò da ricercare tra le piante arboree di seconda grandezza, ove possibile per dimensione delle aiuole e profondità del terreno, ovvero tra le piante arboree di terza grandezza. In ogni caso occorre sottolineare come, essendo il parcheggio verde un’area multifunzionale, esiste comunque la possibilità di inserire alberi di prima grandezza in tutte quelle porzioni che non presentano le problematiche delle aree destinate alla sosta (parchi giochi per bambini, aree cani, ecc).
Poiché una delle funzioni primarie degli alberi nei parcheggi è l’ombreggiamento, nelle aree deputate alla funzione di sosta delle autovetture sono da considerare solo le specie o le varietà con chioma a portamento espanso. Alberi colonnari, fastigiati e piramidali non hanno efficienza ombreggiante con il sole alto e presentano rami bassi che possono interferire con le auto parcheggiate e con la mobilità pedonale. Per lo stesso motivo è meglio evitare le specie con portamento ricadente dei rami.
Al fine di ottenere da subito buone prestazioni dalla componente arborea del parcheggio verde è possibile optare per specie “a pronto effetto”, caratterizzate da una particolare facilità di attecchimento, rusticità e da un rapido accrescimento; tra queste sono disponibili specie alloctone come Albizia julibrissin, Paulownia tomentosa ecc., ovvero specie autoctone come varietà di Acer pseudoplatanus, ecc. Sono invece da utilizzare con discrezione tutte quelle specie, in particolar modo conifere, che disperdono in abbondanza sostanze organiche (come le resine) e parti di pianta (strobili, polline di pioppo, ecc.) che possono potenzialmente arrecare danno alle auto in sosta.

Il Parcheggio Verde

Tabella 2 – Elenco esemplificativo di essenza arboree ritenute idonee per i parcheggi verdi

Specie arborea Classe dimensionale Diametro chioma Note
Crataegus oxyacantha III grandezza, altezza 6-8 m 5-6   m Piccolo albero che produce fiori bianchi, molto profumati raccolti in grappoli folti, seguiti da frutti rossi e ovali.
Prunus serrulata II/III grandezza, altezza 8-10 m 6-8 m Albero che a maturità presenta chioma molto espansa e caratterizzato da una abbondante fioritura (colore variabile a seconda della varietà). Esistono ibridi sterili che non portano frutti.
Cercis siliquastrum II/III grandezza, altezza 8-10 m 5-7 m Albero dalla chioma espansa e dalla bella fioritura rosa
Albizzia julibrissin (*) II/III grandezza, altezza 8-12 m 6-8 m Albero dalla chioma espansa con tipica forma ad ombrello. Offre ottimo riparo dalla luce, anche se produce lunghi legumi
Fraxinus ornus II grandezza,altezza 12-15 m 10-12 m Albero dalla chioma espansa e più fitta rispetto al frassino comune. Si adatta bene al clima dell’Europa centro-meridionale
Ulmus pumila II grandezza,

altezza 12-15 m

10-12 m Albero dalla chioma disordinata, può essere utilizzato in contesti molto vari, anche per la resistenza alla grafiosi
Paulownia tomentosa (*) II grandezza, altezza 8-12 m 6-8 m Albero dalla chioma larga e arrotondata, dalla profumatissima fioritura primaverile. Sopporta bene gli interventi di potatura
Sorbus aucuparia II grandezza, altezza 10-12 m 6-7 m Albero ampiamente diffuso nei boschi di tutta Europa. Fiori fortemente odorosi, frutti prima gialli poi aranciati e scarlatti.
Liriodendron tulipifera (*) I/II grandezza, altezza 15-20 m 10-12 m Albero dalla chioma arrotondata negli esemplari isolati, presenta una bellissima fioritura primaverile

(*) Specie alloctone.

Indici di valutazione del parcheggio verde
Per determinare il raggiungimento del risultato “parcheggio verde” si ricorre a indici di prestazione che valutano per esempio il rapporto tra numero di alberi e la quantità di posti auto, tra le superfici impermeabili e le superfici filtranti e la superficie totale, tra la superficie ombreggiata e la superficie totale, tra la superficie del parcheggio e la capacità di fissazione di CO2 dell’area, ecc. Sono stati conseguentemente definiti gli standard quali-quantitativi per la presenza di verde nelle aree di sosta, che assicurano il risultato ambientale globale dell’intervento, lasciando piena libertà al progettista su come soddisfare gli stessi.
Innanzitutto è necessario dotarsi localmente di un abaco delle essenze erbacee, arbustive ed arboree ammesse nelle specifiche condizioni di ambiente, con dettagliate indicazioni per le aree urbane e soprattutto per quelle periurbane, così da verificare la coerenza paesaggistica e funzionale delle specie vegetali prescelte per gli interventi.
Si deve quindi assicurare il corretto rapporto tra numero di alberi e posti auto, come già osservato, nella misura di almeno 1 albero ogni 5 posti auto. Rientrano ovviamente in questo conteggio solo gli alberi piantati nelle aree deputate alla sosta delle auto, ovvero con effetto diretto sulle auto in sosta, al netto degli alberi piantati in eventuali altre aree verdi di pertinenza.
A completamento dell’indice precedente e per considerare le differenti morfologie degli apparati aerei delle diverse specie arboree, altrimenti non considerati, si propone il rapporto, sempre calcolato limitatamente alle aree deputate alla sosta delle auto, tra la stima della superficie ombreggiata e la superficie totale degli stalli. Questo indice si ottiene utilizzando la proiezione a terra della chioma dell’albero a maturità, assunta come capacità di ombreggiamento, che si desume interpretando e applicando alle specifiche condizioni d’ambiente (latitudine, altitudine, ambiente urbano, periferico, ecc.) la estesa bibliografia esistente sulla stima dell’accrescimento in altezza ed in larghezza delle chiome delle varie specie arboree.
Per assicurare poi un buon utilizzo della risorsa suolo si propone di assicurare dei rapporti corretti tra le Superfici impermeabili (SI) e le Superfici drenanti e filtranti (SF+D) e la Superficie totale (ST). Data la difformità negli strumenti urbanistici delle definizioni di superficie drenante e superficie filtrante, e per non precludere la possibilità di realizzare parcheggi verdi fuori terra, si considerano equivalenti le superficie indicate “drenanti” e quelle indicate “filtranti”.
Questi parametri sono stati scelti perché influiscono direttamente sulla compatibilità ambientale del parcheggio verde. Infatti la diminuzione delle superfici impermeabili a favore di quelle permeabili determinerebbe una migliore gestione delle acque meteoriche, sia per quanto riguarda il minor carico idrico nell’unità di tempo sul sistema fognario, sia per la possibilità di sfruttare la capacità filtrante e fitodepurativa del suolo, del prato e della vegetazione in generale.
La determinazione di indici di tipologia di superficie viene fatta allo scopo di stimolare il progettista alla ricerca di soluzioni con superfici verdi nel caso di parcheggi su soletta o in caso di assenza di aree verdi accessorie di pertinenza, ricorrendo ad esempio a stalli e/o a corselli inerbiti.
L’ultimo indice proposto è il rapporto della superficie fogliare totale (SFTOT) rispetto alla superficie del parcheggio. La SFTOT viene calcolata utilizzando valori medi di Indice di superficie fogliare (ISF), vedi box, per tenere conto delle differenze prestazionali delle superfici a prato, rispetto alla presenza di arbusti e di alberi. È questo l’indice essenziale per valutare la qualità ambientale complessiva dell’intervento che si basa sul presupposto che la quantità di SFTOT è proporzionale sia all’effetto microclimatico, evapotraspirazione, ossigenazione e ombreggiamento che ambientale, come la quantità di CO2 fissata.
Box – I vantaggi del parcheggio verde

  • È un elemento fondamentale per attenuare la tendenza alla impermeabilizzazione delle superfici, soprattutto in ambito urbano, con il risultato di determinare una diminuzione del coefficiente di deflusso, e quindi una migliore e più economica gestione delle acque meteoriche.
  • Risponde alla crescente attenzione posta sulla qualità dell’aria, contribuisce in misura proporzionale alla quantità di verde alla fissazione di CO2, fornisce di conseguenza un contributo al raggiungimento degli obbiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto.
  • Contribuisce ad apportare, su micro-scala, a un miglioramento del microclima, grazie alla evapotraspirazione e all’ombreggiamento delle piante arboree, e allo stesso modo di avere su larga scala una mitigazione del fenomeno dell’isola di calore.
  • Tutte le coperture verdi inoltre, e in particolar modo i prati, sono responsabili di fenomeni di filtrazione di inquinanti, consentendo di neutralizzare sostanze potenzialmente pericolose per il terreno.
  • Come alternativa verde alla tradizionale area di sosta consente di ottenere una diminuzione dei fenomeni erosivi.
  • Migliora la percezione del paesaggio circostante; moltissime grandi aree parcheggio sono associate, per esempio, a importanti complessi produttivi e commerciali, spesso costruiti alle periferie di grandi città, in contesti caratterizzati da assoluta desolazione e grigiore; rappresenta quindi uno strumento urbanistico per rendere più vivibili e piacevoli queste realtà, contribuendo peraltro a favorire il benessere psicologico di tutti.
  • Costituisce un luogo di riparo, alimentazione e nidificazione per l’avifauna e per gli insetti.

Box – Indice di superficie fogliare (ISF)
L’Indice di Superficie Fogliare (ISF), neologismo per tradurre l’acronimo anglosassone LAI (Leaf Area Index), è un parametro essenziale per lo studio delle coperture forestali e agrarie che può essere vantaggiosamente utilizzato per valutare il valore ambientale delle aree verdi negli ambienti urbani.
L’ISF è definito come metà dell’area fogliare totale (tutte le facce fogliari) per unità di superficie.
Questa definizione si applica bene alle latifoglie, perché entrambe le facce della foglia hanno la stessa area, qualche adattamento è necessario nel caso delle conifere, caratterizzate da aghi a sezione circolare o semicircolare. Da un punto di vista strettamente matematico e per gli scopi della presente trattazione, è un parametro adimensionale, in realtà, dato che il rapporto è tra superficie fogliare e superficie del suolo, da un punto di vista fisico, le due unità di misura non si annullano. Quindi l’ISF andrebbe più correttamente espresso in metri quadri di fogliame su metro quadro di suolo (m²/m²). L’ISF dipende da molteplici fattori quali: la specie, la fase di sviluppo del vegetale, le condizioni del sito in cui si misura il parametro ed il metodo di misurazione del parametro. L’ISF è estremamente variabile, varia in primavera e in autunno, giorno per giorno, e seguendo la dinamica di sviluppo dell’area verde cambia di anno in anno, varia in risposta alla variabilità climatica, in seguito ad annate secche o umide, in presenza di gelate tardive e precoci e degli altri fattori che esercitano la loro variabilità nel corso degli anni.
A titolo esemplificativo i valori di ISF pubblicati, in condizioni forestali, variano da 0,4 per un bosco di rovere (Quercus petraea Liebl.) a 16,9 per un bosco di douglasia (Pseudotsuga menziesii Franco). Generalmente i valori più alti si hanno per i boschi di conifere e si stima che i valori massimi per i boschi di latifoglie si aggirino intorno a 6-8. In generale tutte le consociazioni vegetali (escludendo deserti e tundra) hanno un ISF che varia da 3 a 19, e il valore più alto si ha nelle foreste boreali, che sono formate per lo più da conifere.

Box – Indice di superficie fogliare medio (ISFm)
L’indice di superficie fogliare (ISF) è un indice complesso da calcolare perché dipende da innumerevoli fattori, dalla specie di pianta al suo sviluppo, dalle condizioni pedologiche a quelle microclimatiche, dalla manutenzione allo stato fitosanitario ecc. Per gli scopi specifici è necessario adottare un Indice di superficie fogliare medio (ISFM) per ciascun elemento della componente vegetazionale, prato, arbusti e alberi, nel caso di pieno rigoglio e piena maturità, determinando altresì delle sottocategorie per considerare le condizioni intermedie.
ISFM verde negli stalli e nei corselli = 0,2-1
      in funzione del tipo di armatura e di quantità di suolo di coltura
ISFM prato = 2-3
      in funzione dello stato manutentivo e del rigoglio atteso
ISFM arbusti = 3-4
      valori più bassi per cespugli prostrati o di ridotte dimensioni, valori più alti per i cespugli di grande sviluppo e alberi di terza grandezza colonnari o mantenuti con potatura corta
ISFM alberi = 7-8, ISF variabile da 4 a 18,
      ISFM =4-5 per alberi di terza grandezza e seconda grandezza colonnari o mantenuti con potatura corta
      ISFM =10-12 per alberi di seconda grandezza e prima grandezza colonnari o con potatura corta
      ISFM =17-18 per alberi di prima grandezza

Box – Superficie fogliare totale (SFTOT)
Nota la composizione vegetazionale del parcheggio verde, esistente o progettata, e utilizzando gli appropriati ISFM si calcola la Superficie fogliare totale (SFTOT) dell’area interessata dal parcheggio verde, attraverso i seguenti passaggi:

  1. Misurare la superficie di stalli inerbiti e moltiplicare per il relativo ISFM.
  2. Misurare la superficie a prato e moltiplicare per il relativo ISFM.
  3. Censire le piante arbustive, determinare la Proiezione al Suolo della Chioma (PSC) in metri quadrati sulla base degli sviluppi stimati nel caso di singoli arbusti ovvero sulla base della superficie complessivamente occupata nel caso di un gruppo di arbusti, attribuirne attraverso i gruppi dimensionali il relativo ISFM e quindi ottenere la SFTOT moltiplicando la PSC per l’ISFM; se gli arbusti insistono su superficie destinata a prato si deve detrarre la PSC dal calcolo della superficie a prato.
  4. Censire le piante arboree, calcolare la PSC come al punto 3, attribuirne attraverso i gruppi dimensionali il relativo ISFM e quindi ottenere la SFTOT moltiplicando la PSC per l’ISFM; nel caso di conifere o di latifoglie con apparati fogliari che non permettono lo sviluppo del prato sotto le chiome, se questi alberi insistono su superficie destinata a prato si deve detrarre la relativa PSC dal calcolo della superficie a prato.
  5. Sommare i singoli valori ottenuti

Box – Indici di valutazione del parcheggio verde

  • Verifica coerenza paesaggistica e funzionale delle specie arboree e arbustive impiegate; sì/no (motivazione).
  • Rapporto tra numero di alberi (NA) e posti auto (NP):  0,2.
  • Nelle aree deputate alla sosta delle auto, rapporto tra la superficie ombreggiata (SO) e la superficie totale posti auto (SP):  0,4.
  • Rapporto tra le Superfici impermeabili (SI), le Superfici drenanti e filtranti (SF+D) e la superficie totale (ST); indici proposti: SF+D/ ST  0,5; SF+D/ SI  1,5.
  • Rapporto tra la superficie fogliare totale (SFTOT) e la superficie del parcheggio (ST):  3,0.

Box – Progetto di parcheggio verde per il Comune di Albiate
Gli stalli e i corselli sono progettati in autobloccanti e prato, ad eccezione dei posti per i disabili realizzati in calcestre per facilitare la movimentazione di eventuali carrozzelle. L’ombra agli stalli è assicurata da un doppio filare di sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), albero frondoso dalla chioma tondeggiante e colorata per tutta l’estate dall’abbondante formazione di frutti rossi. Per mitigare l’effetto muro di macchine in sosta sono previste delle aiuole di separazione con arbusti di bosso (Buxus rotundifolia) ogni 5 posti auto. Il progetto prevede inoltre una rete di sentieri in calcestre che collegano varie aree funzionali: una lunga passeggiata all’ombra di un filare di frassini (Fraxinus excelsior) dove sono collocate numerose panchine per il riposo e la lettura, un’area cani recintata ed una rotonda per il gioco dei bimbi fiancheggiata da frondosi esemplari di bagolaro (Celtis australis)

Indici di valutazione del progetto di adeguamento del parcheggio dell’edificio del Comune di Albiate
 Coerenza paesaggistica e funzionale delle specie arboree ed arbustive impiegate: sì, utilizzate piante autoctone e naturalizzate (vedi progetto) con adeguate distanze di impianto e dai manufatti.

  • NA/NP (> 0,2) = 0,7
  • SO/SP (> 0,4) = 0,4
  • SF+D/SI (> 1,5) = 3,5
  • SF+D/ST (> 0,5) = 0,5
  • SFTOT/ST (> 3,0) = 9,0

BIBLIOGRAFIA
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