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Campi sportivi in erba vs. manti artificiali

Campi sportivi in erba vs. manti artificiali

Nicola Noè , Roberto Passini

(Pubblicato su Acer 2/2009: 26-31)

Negli ultimi anni si è assistito al rapido diffondersi di campi sportivi realizzati in manto sintetico. Era dell’agosto 2010 la notizia che il campo “Piola” del Novara aveva deciso di diventare il primo stadio italiano tra serie A e B a dotarsi di un terreno di gioco in erba artificiale. Nel 2011 è arrivato il campo su cui gioca il Cesena ed ora si parla di San Siro. Questa tendenza deve essere oggetto di una profonda riflessione sui valori che vogliamo proporre anche attraverso lo sviluppo tecnologico: la scelta del manto artificiale avviene ovviamente a scapito della tradizionale soluzione naturale. Stiamo infatti parlando della possibilità di sostituire l’erba, un organismo vivente con capacità auto-rigeneranti, con un manufatto in plastica e foss’anche in fibra di cocco come le ultime soluzioni in fatto di manto artificiale propongono è questa una scelta radicalmente antitetica con la crescente richiesta di attenzione nei confronti dell’ambiente. Per questo motivo tutti noi operatori del verde, agronomi e amministratori pubblici e privati, soggetti coinvolti in tali decisioni, siamo chiamati ad una netta presa di posizione, ogni qualvolta tecnicamente possibile, a favore dell’alternativa naturale, visto che quest’ultima presenta un valore che va ben oltre considerazioni di natura gestionale ed economica.

Le principali motivazioni che spingono verso la soluzione artificiale sono:

– la minore manutenzione richiesta dai campi sportivi in sintetico con costi annuali di circa € 10.000, inferiori del 50% rispetto al naturale;

– le migliori prestazioni in condizioni climatiche avverse;

– gli elevati carichi di gioco che il manto sintetico è in grado di sopportare;

– la convinzione che tale opzione sia nel complesso economicamente più conveniente rispetto al campo sportivo tradizionale, anche se il costo di impianto di un campo sportivo in manto sintetico oscilla dai € 250.000 ad € 500.000 a seconda dei casi, mentre sono meno della metà i costi di un impianto sportivo in erba, tra € 100.000 e € 200.000;

– da ultimo dobbiamo considerare un ulteriore aspetto che ha alimentato questa tendenza: le scelte infelici operate da sedicenti professionisti del verde, spesso incapaci di individuare le corrette operazioni di manutenzione e gestione del campo sportivo naturale.

Discuteremo in questo intervento dei pro e dei contro tecnico-economici del manto artificiale, ma innanzitutto dobbiamo riportare il focus dell’analisi sulla valutazione del valore simbolico di tale scelta. L’opzione campo sportivo naturale è infatti una scelta culturale, viste le implicazioni di carattere ambientale, climatico, sociale e di salute mentale e fisica.

(…)

Innanzitutto si vuole sottolineare l’inaccettabilità dell’opzione sintetica nelle zone urbane e periurbane, dove un prato rappresenta spesso uno squarcio di verde in mezzo al cemento. Inoltre si evidenzia come in una giornata calda e soleggiata un tappeto erboso ben curato di 1000 m2 restituisca all’atmosfera per evapotraspirazione fino a 3.000 litri di acqua, con la conseguente diminuzione della temperatura dell’aria sovrastante di 5°C rispetto al terreno nudo e di 10-15°C rispetto ad una copertura inerte come un manto sintetico, creando quindi condizioni climatiche migliori per chi pratica sport.

Vi sono poi da considerare aspetti ambientali; un manto erboso può essere considerato come un piccolo impianto di depurazione in grado di catturare molti composti tossici presenti nell’aria come anidride solforosa, ozono, acido fluoridrico ed altri gas tossici presenti nell’atmosfera, processarli e dunque neutralizzarli. Pericolosi inquinanti organici vengono inoltre decomposti dal manto erboso in molecole non tossiche prima di raggiungere le falde; i metalli pesanti vengono in parte assorbiti dalle radici e concentrati nella porzione epigea e quindi rimossi con la risulta dei tagli.

Riguardo agli aspetti tecnico sportivi, si sottolinea come la NFLPA (National Football League Players Association) statunitense abbia dimostrato come l’erba determini un migliore appoggio della suola delle scarpe ed una minore tendenza a far scivolare e a far cadere i giocatori, con riduzione dell’incidenza di problemi fisici.

A tal proposito risulta quindi fondamentale capire cosa sia effettivamente un manto sintetico: nella quasi totalità degli impianti già realizzati, e ahinoi non sono pochi, questo non è altro che un manufatto costituito da fasce di tessuto non biodegradabile sul quale sono inseriti ad U in gran copia i “fili” artificiali in polietilene (appositamente trattati per garantirne la stabilità nel lungo periodo alla radiazione solare diretta e agli agenti atmosferici), lubrificati con silicone o polipropilene e della lunghezza di 40-64 mm. Tali fasce sono incollate tra loro e posate su un substrato costituito da diversi strati di pietrisco o altri inerti che consentono il drenaggio della copertura. Questi strati inferiori dovrebbero quindi garantire la planarità della superficie, benché composti da materiale inerte che, non avendo possibilità di adattamento alle variazioni di quota di campagna potrebbe quindi risultare poco stabile nel medio-lungo periodo. Il manto sintetico viene poi “intasato” con sabbia silicea e superiormente con granuli di gomma, al fine di fornire condizioni di gioco più simili a quelle dei migliori campi in erba e di ridurre la possibilità di traumi. Alcune versioni utilizzano torba come materiale da intaso, benché l’impiego di questo materiale organico possa comportare una serie non indifferente di problemi, come il galleggiamento e lo spostamento della torba in caso di forti precipitazioni o la crescita nel lungo periodo di infestanti difficilmente eradicabili.

Un altro importante aspetto da valutare è inoltre la distribuzione di acqua sul manto sintetico, che, benché non necessiti di una vera e propria irrigazione, abbisogna di acqua per mantenere accettabile la temperatura dell’aria sovrastante il campo di gioco nelle stagioni estive. L’Università del Missouri ha rilevato che con temperature di 37°C, sotto l’azione diretta della radiazione solare la superficie sintetica del Faurot Field sale a 78°C e la temperatura dell’aria ad altezza testa del giocatore è a 59°C, mentre è di soli 41°C la temperatura superficiale dell’adiacente campo in erba; analoghe evidenze sono state rilevate anche presso la Brigham Young University. Il manto sintetico assorbe molto più calore durante il giorno ed inevitabilmente lo restituisce per irraggiamento alla fine della giornata, quando invece le temperature dell’aria naturalmente si abbasserebbero in particolare sul campo naturale grazie all’attività evapotraspirante dell’erba. La quantità di acqua necessaria per raffreddare il manto sintetico in estate risulta quindi almeno pari a quella richiesta per tutto l’anno dalla superficie in erba.

E’ inoltre importante valutare la tenuta all’usura del campo in sintetico nel medio lungo termine, anche in funzione del fatto che anche il più piccolo danneggiamento della superficie comporta una sostituzione di materiale, non possedendo lo stesso la capacità auto-rigenerante dei vegetali. Inoltre, eventuali danneggiamenti comporterebbero la perdita e dispersione di materiali sintetici e plastici nell’ambiente con possibile inquinamento delle falde e dei suoli.

Infine, l’indispensabile rispondenza ad un progetto di sviluppo sostenibile porta comunque altri punti a favore del campo sportivo naturale. Infatti la rimozione e lo smaltimento dei materiali costituenti un campo in sintetico, al termine del proprio ciclo di vita di circa 8-10 anni, classificati come rifiuti speciali, comporta costi che arrivano fino ad 1/5 del costo di costruzione dello stesso. Si calcola che per un campo da calcio in sintetico di dimensioni regolamentari, siano necessari: 14 t di supporto plastico, 14 t di erba sintetica, 140 t di gomma da intasamento, mastici e collanti, 120 t di sabbia. Nulla di tutto ciò nel caso dei campi in erba che inoltre, se ben mantenuti, si possono considerare eterni e gli eventuali materiali di risulta rientrano nel ciclo della materia organica o degli inerti naturali.

 

Bibliografia

Noè N. e Passini R. 2009 – “Naturalmente sportivi”. Acer 2/2009: 26-31.

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